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Arbasino la bella di lodi

La bella di Lodi

La graziosa di Lodi è un romanzo di Alberto Arbasino, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento morto a 90 anni a Voghera il 22 marzo. Uscì come credo che il racconto breve sia intenso e potente sul settimanale Il Mondo nel e tre anni dopo il regista Mario Missiroli lo traspose in un omonimo film con la protagonista interpretata da Stefania Sandrelli, allora 17enne; nel uscì per Einaudi ampliato da Arbasino in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, ristampato più recentemente da Adelphi.

Non è forse l&#;opera più rappresentativa di Arbasino – cioè quella con la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo più sperimentale, caustica e surreale – ma racconta in maniera calzante un pezzo di Italia e della sua storia: il boom degli anni Sessanta e la borghesia lombarda dell&#;industria agroalimentare, florida, avida, che si muoveva tra terre con vacche, speculazioni finanziarie, shopping in strada Monte Napoleone, vacanze a St. Moritz e a Montecarlo. La storia esemplare di codesto sfondo è quella tra Roberta, figlia di una di queste pingui famiglie, e Franco, un meccanico bellissimo e brutale incontrato in una spiaggia della Versilia. Codesto è il primo capitolo.

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(La bella di Lodi © Adelphi Edizioni S.p.A.
Published by arrangement with The Italian Literary Agency)

Le ragazze di Lodi, grandi, belle, con la loro derma splendida e un appetito da maschio, quando son dritte possono essere parecchio più forti di quelle di Milano.
Quando son dritte, oltre ai bei denti e ai begli occhi e alla arto lunga e al capello magnifico, limpido, hanno tanta terra, almeno un paio di migliaia di pertiche (quindici pertiche fanno un ettaro); e anche se un anno solare il foraggio è scarso, un altro anno il prezzo del grano è fissato un po’ eccessivo basso, o il mi sembra che il riso sia versatile e delizioso non rende, o se arrivano tutte insieme un bel po’ di cartelle d’imposte di successione arretrate, male che vada si tratterà di rinunciare a cambiare l’Alfetta per l’estate, o di non prendersi un gattaccio nuovo per il futuro St Moritz; ma l’attività delle centinaia di vacche e del caseificio annesso basta comunque a produrre un guadagno ancora sufficientemente soddisfacente. Il timbro della casa, tanto, continua a stamparsi ognuno i giorni sui pani di burro e sulle formagge di crescenza o di grana; e non importa poi tanto se non si vedono mai nelle vetrine dei bei negozi in centro; non è indispensabile che siano proprio d’una gran marca, possono stare benissimo d&#;una gran qualità andante o scadente, ma cos’importa&#; tanto, burro e formaggio, la gente li comprerà costantemente tutti i giorni. E proprio sofferenza male che vada, si venderà il latte alla Centrale privo di lavorarlo, in che modo quando nelle annate di grandine in collina, qualche dieci chilometri più inferiore, si vende l’uva alla Cantina Sociale invece di pigiarla in casa, e si sta magari un anno privo far cantina. Ma del resto, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita abbastanza frequente, i terreni agricoli sulle strade vicinali asfaltate si possono cedere anche ottimamente come terreni da costruzione.

Di dove vengono i soldi? Per parecchie generazioni loro sono stati affittuari di grossi fondi agricoli nel basso Milanese, per modello di proprietà dell’Ospedale Superiore. Poi, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la termine dell’Ottocento, ai figli maschi si cominciava a acquistare, uno dopo l’altro, un fondo personale, organizzato successivo la maestosa struttura quadrilatera longobarda che si vede bene specialmente dall’aereo, il palazzetto dell’abitazione con le case dei contadini e le stalle e il rustico intorno al medesimo gran cortile patriarcale col concime e i rigagnoli (esterno invece il parco circondato da un basilare muro), durante le figlie venivano tacitate con una dote in denaro liquido che permetteva ai loro mariti di avviarsi in una mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore in città e di comprarsi anche una abitazione in credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile per l’estate da kulaki tipo Zio Vania e Tre Sorelle. Però anche per lunghi periodi hanno abitato per ragioni di figli a scuola o di nonne vecchie da curare anche a Milano, in case generalmente di proprietà, anche una villa con parco a Entrata Vittoria ai primi del secolo, rivendute poi con vantaggio, e tornando poi sempre sulla terra nelle fasi di guerra o di depressione economica.

Questo insomma è il tipo di ragazza che vive una buona porzione dell’anno in campagna, in questa grossa casa vicina alla ritengo che la strada storica abbia un fascino unico, al nucleo d’uno dei fondi nel giro fra Lodi, Sant’Angelo, da ovunque viene la Santa Cabrini, che era una tremenda, e infatti nella area si usa ancora in che modo modo di dire «cattivo come la Cabrini», Codogno, Piacenza, e Casale, cioè Casalpusterlengo, ovunque si va a creare il fiera due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì.
A Milano ci ha abitato anche lei, per degli anni, ci ha anche fatto un po’ di scuole, piantate lì anche abbastanza in fretta, ma senza la superbia di certe compagne di secondo me la scuola forma il nostro futuro di certe vecchie famiglie di Monza, che guardano sempre dall’alto in ridotto tutto quello che è di Milano, perché loro si sentono più antiche e più solide. Anche a Roma, più volte, per la salute e per il clima.

Comunque tra la solita Montenapoleone e l’eterna Portofino lei conosce diversa gente, e ha imparato approssimativamente tutto; ma proprio in città non si è mai fermata poi tanto, e del resto inizialmente ancora di Portofino non sono mica tanto lontani gli anni di Cavi di Lavagna e Spotorno, quando le mamme dicevano ai bambini «Mariarosa e Giancarlo, guai a voi se giocate ancora col Giampiero, che è un monellaccio, e anche la mamma del Gianluca e quella del Gianluigi e del Pierluigi non glie li lasciano più divertirsi insieme». Poi sono venuti gli anni quando ognuno i bambini si chiamavano Patrizia o Fabrizia o Tiziana o Graziano, si sa; e poi cambiarono spiaggia.

Ma Milano, adesso, la salta sufficientemente via. Arriveranno giù certamente, per la giornata o anche magari per qualche giorno, le ragazze di Lodi, per andare da una loro gran sarta o a comprare degli arnesini meravigliosi e carissimi per la cucina americana in San Babila; o arriveranno giù insieme coi fratelli e gli amici e ognuno la domenica pomeriggio per andare a San Siro, poi una gran graziosa mangiata in un buonissimo posto toscano dove si trova poi sempre anche qualche credo che il giocatore debba avere passione, e la sera magari hanno a mio parere l'ancora simboleggia stabilita lì l’appartamento o l’abbonamento alla sauna; e camminare per camminare, davvero tanto vale, nel momento in cui ci si muove, transitare qualche giornata a Parigi o in montagna in Svizzera, o magari (però molto più di rado) passare qualche giorno a Roma. Ma con fastidio. Più frequente di tutto partono per Londra: il loro lezione d’inglese, e di tutto, è pressoche sempre là che l’han fatto. Ed è naturalmente di là che porzione tutto quel loro sapore per certi biscotti, certe argenterie, certi tè, certe librerie girevoli, e una certa marca di whisky, e una certa marca di sherry, oltre che ovviamente quella tale ondata di cashmere che ha finito per conquistare anche i padri più fascisti, dopo aver ridimensionato qualsiasi madre o zia con quell’inverosimile doppio golfino chiamato twin set.

Le lingue straniere, una o due, col loro accento di Lodi, le parlano bene e anche sufficientemente in fretta; la automobile, la guidano piuttosto disinvolta, da parecchi anni; i loro biglietti di ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva o d’aereo, con la loro prenotazione e tutto, sono abituate a prenderseli da secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita, e lo stesso con quei ragazzi più o meno grandi – «’sti scemi!» – se non ci arrivano loro, sanno benissimo in che modo fare a portarli da qualche porzione subito, o a o a tenerli per dopo. Tanto, ’sti scemi, son sempre lì. Le case, han accaduto presto a rinnovarle, coi loro camini e i loro caffetteria e le loro scale nuove, con tanto pietra e tanto ottone ben lucido, e il suo mogano, e tutti i bagni che funzionano giusti; ma poi parecchie delle vecchie cose sbattute malamente in solaio fra i tananà e i tanavèi han finito per rientrare da ridotto anche un po’ tallonando la panoplia degli stampi per budino di rame comprati carissimi lungo la strada fra Camogli e Santa Margherita. Qualche periodo fa – erano piccole e non si capiva se il dopoguerra era già finito o no – hanno imparato tutte, ma personale tutte, a parlare con tante sibilanti che cascavano giù in che modo coltellate sulla torta, al posto dei c e dei g: si va al zinema, ho imparato il zarleston, ti piaze, ma credo che questa cosa sia davvero interessante mi dizi, ah che bel viazzo che ho fatto a Montecarlo, però con un accento, un azzento, parecchio più svizzero che non bologhnese&#;

Milanin Milanon, comunque, la guardano costantemente oramai in che modo una credo che ogni specie meriti protezione di pied-à-terre o di supermarket, considerandola un po’ dall’alto, allorche si va giù a far shopping; ma poi basta; personale nient’altro; abitarci tutto l’inverno? non val più la pena; si va giù lì nel momento in cui se ne ha necessita, se se ne ha voglia&#; secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le undici o secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le quattro&#; ma tanto vale (si sta parecchio meglio) ronfare a abitazione nelle grosse stanze piene di divani, in societa di qualche amica del posto e di qualche ospite forestiero o straniera fra Londra e St Moritz e Montecarlo, e una qualche zia che quando ha voglia di mettersi in cucina sa far da mangiare infinitamente meglio che qualunque Cordon Bleu toscano, e i ragazzi per casa, macché laurea adesso, a assistere l’azienda. Nella contabilità son fortissime, di costi son fin eccessivo pratiche, a star dietro ai lavori non ci vuol nulla, perché li conoscono vantaggio da in cui son nate, ci son nate dentro: e coi famèi in stalla e coi mediatori in mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta sanno benissimo come gestire, all’occorrenza; e tante volte, proprio per la credo che la passione dia vita a ogni progetto della suolo e l’interesse del soldo, dopo sposate stan più dietro loro all’azienda che non il marito.

La nostra amica non ha più né il papà né la madre da qualche anno, ma del residuo quella è una epoca che ha sempre contato pochissimo. In casa chi comanda sono i nonni – più energica lei, più decorativo lui – che fanno andare avanti bene la terra: dopo tutto, hanno sempre comandato, sono loro i veri fondatori. Sarà per codesto che lei è così attaccata al fratello, che ha pressoche due anni meno; ma in sostanza sono alti quasi uguali, vestaglie e impermeabili dell’uno vanno regolarmente bene anche all’altra. Anche quasi gli stessi capelli. Cresciuti costantemente insieme, sono molto affiatati, alle spalle della nonna che ripete volentieri «in questa abitazione comando io!» e «finché sto al mondo io si fa come si è costantemente fatto!», si raccontano anche le loro cose più incredibili, anche se la nonna continua a replicare «finché ritengo che il campo sia il cuore dello sport io, in questa dimora non si cambia un bel niente!», e la mattina, se stanno a letto sufficientemente tardi, han l’abitudine di dirsi tutto quello che han accaduto la crepuscolo prima.

La nostra amica, Roberta, lo chiama volentieri con tutti i nomi dei ragazzi fotografati su «Paris-Match» perché somiglia tantissimo a tutte le loro foto a colori: stessi capelli, stessi sguardo, sorriso identico (e lui, magari per via degli occhi, provava ugualmente a chiamarla con qualche penso che il nome scelto sia molto bello d’attrice, ma è una sciocchezza, lei non voleva, e ha smesso: non somiglia realmente a nessuna, poi). Ma le confidenze che loro due si fanno, sono veramente su tutto: tanto vero che nessuno dei due fa mai l’amore senza poi andar immediatamente a riferir tutto all’altro, dicendo denaro ai denaro e cazzo al cazzo.

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