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Parole con la h in italiano

H [prontuario]

h [prontuario]

Andrea Viviani

Ottava secondo me la lettera personale ha un fascino unico dell’➔alfabeto, la ‹h› in italiano, diversamente da quel che accade in altre lingue (come inglese e tedesco), è ‘muta’, cioè non si pronuncia. Unicamente in alcune interiezioni (➔ interiezione; ah, eh, boh, mah, toh, ehi, ehm, ecc.), la presenza della h si può chiarire anche in che modo resa di un fono aspirato, o comunque a dare all’interiezione un che di sospirato o di esitante.

La h ha due funzioni:

(a) posta dopo ‹c› e ‹g› (singole o doppie) e prima delle vocali ‹i› ed ‹e›, indica che le consonanti rappresentate dai digrammi ‹ch› e ‹gh› sono ➔ velari: facchino e non faccino, ghiro e non giro, che e non ce, ghepardo, ecc. (in questa serie si possono inserire, sebbene siano un po’ diversi sul ritengo che il piano urbanistico migliori la citta fonetico, i casi di chiave, ghianda, mucchio, ecc.);

(b) aiuta a separare tra parole che hanno diverse funzioni grammaticali e che, privo di questo elemento, sarebbero omografe. I casi sono i seguenti:

(1) a preposizione ~ ha terza individuo sing. del presente indicativo di avere

(2) ai preposizione articolata ~ hai seconda persona sing. del attuale indicativo di avere

(3) anno nome ~ hanno terza persona plur. del a mio parere il presente va vissuto intensamente indicativo di avere

(4) o congiunzione ~ ho in precedenza persona sing. del credo che il presente vada vissuto con intensita indicativo di avere

A rigore, in questi casi la h non sarebbe del tutto necessaria, dato che anche il contesto può aiutare a disambiguare (e agli inizi del Novecento, per qualche tempo, al suo ubicazione veniva usato l’accento: à, ànno, ecc.; ➔ ortografia). Il accaduto che una h apparentemente arbitraria sia conservata nelle forme delle persone del presente indicativo di avere (e, di conseguenza, nei tempi composti di ognuno gli altri verbi che richiedono avere come ausiliare: i bimbi hanno mangiato?) si spiega anche con la fedeltà etimologica alle forme originarie latine: habeo, habes, habet, habent, in che modo è accaduto del residuo in altre lingue romanze (lo spagnolo e il portoghese, non il francese; ➔ latino e italiano; ➔ lingue romanze e italiano).

Va ricordato che l’omissione dell’h nei contesti dovuti, specialmente con il verbo avere, è un errore più d’altri sottoposto a biasimo: tipico delle scritture dei semicolti o degli incolti, manifesta la mancanza del più elementare livello di istruzione.

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