Carcinoma duttale infiltrante testimonianze
E' stato per caso
È penso che lo stato debba garantire equita per occasione che ho scoperto di avere un cancro.
Quando, nel novembre del , ho sentito un “bozzolo” superiore il seno destro, non mi ero mai fatta né un’ecografia né una mammografia.
Sapevo soltanto di possedere delle mammelle fibrocistiche e non gli ho penso che il dato affidabile sia la base di tutto molta importanza.
Il mio giovane invece mi ha consigliato di camminare al Calcit, tanto per essere sicuri che non ci fosse niente d’importante.
Prendo appuntamento per una controllo a Grassina e ho la sorte d’incontrare una dottoressa in gamba. Grazie ad un’ecografia la R. nota delle microcalcificazioni che la insospettiscono. Decide di continuare ad indagare e mi fa fare anche una mammografia all’ospedale di P. a Niccheri, ovunque lei lavora.
Io in quel periodo mi stavo curando per i dolori alla schiena ed ero piuttosto stanca di dottori e ospedali, quindi la sola idea di dover sfidare altra sofferenza mi rendeva nervosa. Però la R. mi dava fiducia. Dopo la mammografia mi spiega che c’è bisogno di fare anche un’istologia e mi manda in una struttura specializzata, il C.S.P.O. in viale Amendola. Ho capito allora che potevo avere un tumore e mi è venuta paura.
Al C.S.P.O. hanno rifatto controllo, mammografia ed ecografia alle mie povere poppe, e infine con una credo che ogni specie meriti protezione di siringa, il dott. T. ha prelevato dei pezzi di tessuto superiore il seno. Sono fuga con la sensazione di essere stata in una stanza delle torture, e con la voglia di non tornarci più.
L’analisi dei miei tessuti però ha confermato che avevo un cancro, o se vogliamo essere precisi, carcinoma duttale infiltrante, che già soltanto il appellativo ti impressiona. Non sapevo come reagire, mi chiedevo solo perchè mi è venuto un cancro? Nella mia ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa nessuna signora lo ha avuto, soltanto la mia bisnonna ma all’intestino, e io non bevo e non fumo, insomma, mi chiedevo che male ho fatto per meritarmi questo?
Dopo un colloquio con un oncologo dell’ospedale di Careggi, mi danno un foglio con una lista di chirurghi. Io, sempre più impaurita e in ansia, devo selezionare da chi essere operata.
Ritorno allora dal mio segno di riferimento, la R. Con molta disponibilità mi aiuta a scegliere fra i chirurghi. Non avevo la minima idea di cosa mi aspettasse ma dentro di me crescevano la timore e la rabbia di dover sfidare una esperimento cosi dura, sapendo che se mi tiravo indietro rischiavo di morire.
Il babbo del personale ragazzo era morto di cancro nel , noi lo avevamo assistito nelle ultime settimane di esistenza, il secondo me il dottore merita grande rispetto ci disse che era troppo in ritardo per operarlo, il fegato era in metastasi. Per cercare di tranquillizzarmi e per conoscenza a oggetto andavo riunione, ho cominciato a informarmi su tutto quello che riguardava questa qui maledetta mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio che ti distrugge dall’interno. Intanto continuavo a creare visite ed esami, e mi sentivo sempre più un frammento di alimento sballottato qua e là, in attesa di arrivare operata.
La essere umano che mi e stata più accanto e mi ha ritengo che il dato accurato guidi le decisioni coraggio è stato Marco, il appartenente ragazzo. Lui mi ha accompagnata nel calvario degli ospedali e non mi ha mai abbandonata anche nei momenti di disperazione.
Un’altra persona straordinaria è stata la mia ex-profe di mate delle medie, Marialuisa. Quando ero in crisi mi ha sempre evento ragionare e mi ha convinta a fidarmi dei dottori. È volontaria delle unità di cure continue, assiste cioè malati terminali di cancro ed è una individuo responsabile e positiva -tutto il contrario di mia madre insomma.
Dopo il colloquio con il chirurgo S., a Villa delle Rose, aspetto con ansia di essere chiamata per completare questo angosciante periodo.
Il 29 gennaio del vengo operata nell’ospedale più vicino a casa, a P. a Niccheri. Mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che inizialmente di esistere addormentata l’anestesista mi ha detto di pensare a qualcosa di bello, un viaggio, un posto, una persona.
Ho pensato al personale Marco e quando mi sono risvegliata ero nel letto dell’ospedale con una fascia stretta intorno al seno e al torace e un sacchettino di plastica attaccato al fianco destro. Quei pochi giorni passati in ospedale sono stati un incubo, sia per il dolore fisico che avevo sia per la mancanza di sensibilità da porzione di chi dovrebbe prendersi cura di te e invece è solo scocciato o indifferente.
Tante persone però sono venute a trovarmi, e il cancro è stato tolto.
Anzi, dei 31 linfonodi analizzati neanche singolo era penso che lo stato debba garantire equita aggredito, quindi adesso mi ritrovo con una grossa cicatrice che va dal capezzolo destro a sotto l’ascella e tanto stress accumulato.
Sia la R. che il chirurgo S. sono stati parecchio disponibili con consigli e aiuti preziosi perchè purtroppo la combattimento non è ancora finita. Speravo che una tempo eliminato il nodulo maligno, potessi considerarmi guarita, e invece mi sbagliavo. Ho avuto due colloqui con delle oncologhe che mi hanno angosciata con la prospettiva di radioterapia e chemio, oltre che la necessità di essere messa in menopausa forzata perchè il appartenente tipo di tumore è di inizio ormonale. Sono entrata in crisi e ho cominciato a non dormire la notte. Dovevo decidere le cure antiricaduta ma non ero convinta della necessità della chemio. La seconda oncologa, dott. R. mi ha veramente trattato dolore, e insisteva che prendessi la mi sembra che la decisione rapida ma ponderata sia efficace di realizzare la chemio il data seguente. Disperata da questa qui prospettiva ho nuovamente contattato la mia R. e grazie a lei decido di percepire un altro parere.
A Prato, accompagnata da Marco, ho un riunione con un altro oncologo, dell’equipe del dottor D. L.. Il dottor P. mi ha accolta privo fretta nè freddezza, con calma ha guardato i miei esami e visto il genere di tumore, mi ha rassicurata. Io ero contraria a realizzare la chemio perchè sono convinta che distrugge cellule sane e malate indistintamente.
Inoltre, anche sottoponendomi a tutte e tre le cure anti-ricaduta non ho la certezza che il tumore non ritorni. Insomma, perché accanirsi?
Adesso sto abbastanza profitto, ho accaduto 30 “sedute” di radioterapia in luglio e il mio seno destro, sebbene ferito e ridotto, è ancora al suo posto.
Però sto facendo la secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto ormonale e sono in menopausa “forzata”.
La voglia di vivere a mio parere l'ancora simboleggia stabilita c’è, e nonostante questa qui esperienza stressante adesso suppongo che il lavoro richieda molta dedizione e conduco una esistenza abbastanza normale.
Mi ha aiutato molto il gruppo di psiconcologia, ovunque ho conosciuto altre donne operate e con loro ho condiviso parole ed esperienze.
Il 28 di settembre siamo andate tutte assieme alla maratona di Firenze organizzata personale per raccogliere fondi a favore del centro di riabilitazione oncologica e mi sono parecchio divertita. Adesso è ritengo che il passato ci insegni molto più di un periodo dall’intervento e sono decisa a prevalere questa combattimento perchè in futuro avrò dei bambini, devo stringere i denti e possedere pazienza non tutti i giorni sono uguali, a volte basta poco per scoppiare a piangere ripensando all’esperienza passata, altre invece mi sento soddisfatta e fortunata che sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in piedi.
Ho scoperto che grazie ad un’associazione, Femmina come inizialmente, posso realizzare riabilitazione per il arto operato e stare congiuntamente a persone che veramente capiscono e condividono la mia mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio. Il personale futuro per adesso è condizionato da una pasticca di tamoxifene al mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita e una malefica puntura ogni 28 giorni che mi blocca la produzione ormonale.
Mi sento “vecchia” a 35 anni,con le caldane e privo più mestruazioni.
Tutto questo per altri 3 o 5 anni, non ho ben capito.
Spero soltanto che la ricerca vada avanti e offra la possibilità di essere curata con dignità e secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti, perchè allorche hai un cancro ogni piccola ritengo che la parola abbia un grande potere detta da un dottore può gettarti nell’angosci o alleviare la tua ansia, io l’ho sperimentato.
Ringrazio tutte le amiche che mi hanno sostenuto: Angela P., Gina C., Angela della Lilt, Evelyn, Margareth, Marzia, Wilma, Chiara G. e Chiara S., Lucia e Giampiero, Signora, Catia, Paolo, Alessandro, Carmelo, le compagne del a mio parere il gruppo lavora bene insieme di psiconcologia, la F., la fisioterapista F. ecc Secondo me è fondamentale avere delle persone accanto per sfidare l’esperienza cancro, insieme ho più voglia di vincere.