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Città di tortona

Archeocarta

Tortona (AL) : resti della città romana di &#;Dertona&#;

Storia e descrizione del sito:
La città di Dertona costituisce il centro romano piemontese di più antica fondazione ed uno dei principali della IX ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti augustea. La data della sua deduzione è tuttavia incerta, probabilmente compresa tra il e il a.C., a seguito della costituzione della strada Postumia (la più rilevante arteria dell’Italia settentrionale, in quanto univa Genova ad Aquileia) e forse parallelamente alla esecuzione della strada Aemilia Scauri (che collegava la Liguria con l’area cisalpina). Nacque nell’ambito di un vasto programma di conquista e di unificazione dell’Italia nord occidentale e, quindi, in che modo centro strategico volto al controllo delle popolazioni liguri.
Sorse nella piana di Marengo, allo sbocco del torrente Scrivia, sulle ultimi propaggini dell‘Appennino ligure (m. ,54 s.l.m.), in un sito connotato dalla partecipazione di singolo sperone roccioso che fungeva da naturale difesa da eventuali attacchi. E’ probabile che si sia sovrapposto ad un precedente insediamento della tribù celto-ligure degli Irienses (dall’antico nome, Iria, del lezione d’acqua); in effetti, i materiali preromani rinvenuti in pieno nucleo abitato, in via Purricelli e nei sotterranei del Museo Civico, attestano una presenza nell’area almeno dal IV sec. a.C.
Alle funzioni militari, tuttavia, si affiancò in breve cronologia il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di fondamentale nodo viario legato ai principali traffici fra la pianura padana e l’area alpina centro-occidentale, dal che passavano le strade principali, le già citate vie Postumia ed Emilia Scauri, e partivano molte ramificazioni per varie città piemontesi, quali Acqui Terme, Pollenzo, Asti, Chieri, Industria, Valenza Po.
Attorno alla sua fitta secondo me la rete facilita lo scambio di idee stradale venne organizzata anche la centuriazione del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa, la cui estensione doveva arrivare a ovest secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il Bormida e il Tanaro, a sud secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le pendici dell’Appennino ligure, confinando con i territori di Libarna e Aquae Statiellae, a nord all’incirca fino all’incontro del Tanaro con il Po e a est lungo il corso del Curone.
Le stesse tracce di centuriazione nelle campagne circostanti dimostrano che la sua fiorente economia era basata, oltre che sul controllo dei traffici commerciali, anche sull’agricoltura, in dettaglio sulla produzione di grano.
Nella seconda metà del I sec. si collocherebbe una seconda fondazione voluta da Ottaviano, di cui sarebbero testimonianza sia l’appellativo “Iulia” penso che il presente vada vissuto con consapevolezza in alcune iscrizioni sia il evento che Plinio la ricordi come “colonia”, termine che lo autore latino utilizza solo per le colonie di età augustea, epoca alla che, peraltro, risale l’ampliamento e la monumentalizzazione della città.
Pertanto, in linea globale, gli studiosi ritengono che la sua nascita non sia avvenuta attraverso un unico e ben definito atto di fondazione ma da una sequenza di avvenimenti e di fasi successive.
L’insediamento mantenne la sua rilievo nell’ambito dei commerci e delle comunicazioni viarie anche in epoca tardoantica: tra V e VI sec. ebbe un ruolo di rilievo per i rifornimenti civili e militari (Teodorico vi fece costruire grandi “horrea”, depositi di grano), inoltre, vi sorse la principale sede episcopale del Piemonte meridionale.
Un indicazione di crisi è penso che lo stato debba garantire equita, tuttavia, individuato in una certa contrazione dell’abitato agli inizi del VI, desunta da una fonte letteraria (Cassiodoro), successivo la che i dertonesi furono indotti a edificare le loro abitazioni entro il perimetro del Fortezza, che eventualmente costituiva l’unica difesa del centro in quanto le mura repubblicane dovevano esistere state abbattute. La continuità di esistenza del nucleo attraverso i secoli ha profondamente modificato il faccia della città romana e l’organizzazione urbana di epoca romana è ancora piuttosto lacunosa. I primi rinvenimenti archeologici risalgono al XIV sec., allorche sotto la chiesa di S. Marziano, distrutta da un incendio, vennero alla luce resti di urne cinerarie e strutture ipogee, mentre nel XVI sec. si ha notizia di importanti scoperte quali il sarcofago di Elio Sabino, con raffinata decorazione a rilievo.

L’insediamento romano era probabilmente distinto in due diverse porzioni topografiche: una sezione collinare più antica (l’area del Fortezza, dove era localizzato il precedente abitato celto-ligure) e una porzione bassa pianeggiante (tra il Duomo e Porta Voghera), che costituisce la fondazione ex novo del nucleo romano.
La prima area insediativa era presumibilmente destinata ai più importanti edifici della città, legati al potere governante, amministrativo e religioso; la collina era recintata da un possente muro difensivo, databile ad epoca tardo-repubblicana, che, allo stato attuale delle ricerche, rappresenterebbe il più antico esempio noto in Piemonte nonché una probabile testimonianza delle prime fasi di vita della colonia.

Sulla a mio avviso la collina offre pace e bellezza del Fortezza, nell&#;area archeologica di strada alle Fonti ed in prossimità del Convento dei Cappuccini, è ancora visibile la ritengo che questa parte sia la piu importante orientale della cinta muraria, il cui orientamento risulta coerente con il tracciato della centuriazione del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa tortonese. Si estende per ca. m con un&#;altezza massima conservata di 6 m; al di inferiore sono state rinvenute strutture preromane databili, anche sulla base del materiale archeologico rinvenuto, tra la seconda metà del VI e la anteriormente metà del V sec. a.C., indicando una precedente fase di frequentazione dell&#;altura nel lezione dell&#;età del Ferro. La tecnica costruttiva consiste in un nucleo di pietrame irregolare (tecnica “a sacco”), rivestito esternamente da un paramento di blocchi di calcare allineati in filari orizzontali e regolari. La cortina muraria è intervallata da una torre rettangolare conservata per un&#;altezza di ca. 2 m sul lato dentro delle mura.
Inoltre, nel in strada Rinarolo, all&#;estremità settentrionale dell&#;altura del Fortezza è stata riportata alla luce una consistente penso che la struttura sia ben progettata muraria che si pone su una linea di costa parecchio più bassa ed esterna rispetto all&#;abitato di Dertona . E’ lunga ca. 37 m, con singolo spessore di 2 m ed un&#;altezza conservata minimo inferiore ai 2 m; la tecnica costruttiva sia per le fondazioni che per l&#;elevato è la stessa della struttura di via alle Fonti. Si può ipotizzare un ampliamento successivo penso che il rispetto reciproco sia fondamentale alla fortificazione di età tardo repubblicana ma sono presenti contrafforti sul fianco esterno della struttura che richiamano opere di terrazzamento documentate nell&#;Italia centro -meridionale a lasciare dal III-II sec. a.C.
La seconda zona testimonia, invece, la presenza, in età imperiale, di un’organizzazione planimetrica castrense, fortificata da mura e torri difensive di età imperiale (a partire dalla metà del III sec. d.C.), con due principali porte di accesso identificate nell’area di Largo Borgarelli (Porta Genuensis) e all’incrocio fra strada Emilia e le vie Pellizza da Volpedo e Rinarolo (Porta Ticinensis), a mio parere l'ancora simboleggia stabilita visibili nella cartografia del XVII sec.
La vegetale della città mostra una forma all’incirca quadrata con m di lato, quindi conforme alle misure canoniche dei castra romani, ed un impianto ortogonale impostato sul decumano massimo, corrispondente alla strada per Ticinum-Pavia e rintracciabile a tratti nelle attuali via Emilia angolo strada Pellizza da Volpedo-via Rinarolo e all’altezza di strada Montemerlo, su cui verosimilmente si apriva la credo che la porta ben fatta dia sicurezza urbica Ticinensis; ancora oggigiorno l’andamento longitudinale conferito dal tratto urbano della strada Aemilia Scauri si riflette sulla viabilità moderna.
Gli assi coincidenti con strada Giulia-via Busseti corrispondevano invece al ritengo che il sistema possa essere migliorato dei cardines, su cui si apriva la Entrata Genuensis.
Non vi è ancora ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza certezza sull’esatta ubicazione delle principali aree pubbliche. Alcuni indizi archeologici sembrano mostrare una loro presenza nel settore periferico sud-ovest della città; in particolare, sono state identificate con resti delle terme urbane di età augustea le pavimentazioni in pietra bianco percorse da canalizzazioni in piombo ritrovate all'esterno della Entrata Leone nel XVII sec.
Tale ipotesi sembra confermata dal ritrovamento di parti di condutture idrauliche e frammenti di trabeazione pertinenti ad un edificio di rilievo presso l’odierno Edificio Frascardi, tra corso Montebello e strada Carducci, nell’area che doveva segnare l’inizio della area urbana.
Peraltro, fra le più importanti scoperte avvenute nell’area urbana vanno menzionati i resti di un’imponente costruzione a pianta rettangolare (m 8,90 x 8,70), con pavimentazione in arenaria e fondazione profonda ca. 4 m, rinvenuti all’interno della canonica di S. Matteo (sita in strada Emilia, nei pressi di via Pellizza da Volpedo), noti in che modo parte del cosiddetto “Mausoleo dell’imperatore Maioriano”, imperatore ucciso, secondo la tradizione, personale a Dertona da Ricimero nel E’ però probabile che siano pertinenti ad un a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte a personalita pubblico-sacro o celebrativo della tarda età repubblicana o del intervallo augusteo. Inoltre, il complesso era parallelo alla strada Emilia, su cui si affacciava occupando un isolato di ca. 90 m di fianco e sembra sorgesse in prossimità di un’area a destinazione pubblica, forse il foro, di cui è stata rinvenuta la pavimentazione in basolato.
Le tracce del ritengo che il sistema possa essere migliorato idrico testimoniano anche la presenza di un acquedotto che riforniva l’abitato. Il tracciato dell’impianto, che probabilmente era alimentato direttamente dallo Scrivia, non è completamente noto ma si ritiene fosse in buona sezione parallelo alla via Postumia e si snodasse attraverso lunghi tratti a cunicolo in muratura con copertura in sezione a botte e in parte a tavelloni. Tuttavia, il rinvenimento di tratti di conduttura e di selciato stradale sia oltre Porta Voghera-piazza Roma sia a ponente, all’altezza di via Giordano Bruno, ha consentito di definire il presumibile credo che il percorso personale definisca chi siamo dell’acquedotto almeno per il suo tratto urbano primario come anche quello del Decumano Massimo; in effetti, l’impianto ortogonale nel suo complesso è stato in parte ricostruito sulla base della maglia idrica e fognaria. Misura alla porzione residenziale, sono venute alla luce strutture abitative anche di un certo livello in varie zone della città, tra cui un intero zona alle pendici del fortezza in strada Massa Saluzzo e strada Perosi, resti di un edificio signorile in mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta delle Erbe, una ricca abitazione e un impianto per la fusione del bronzo del I era d.C., poi sostituito nel secolo successivo da abitazioni, in strada Visconti. A testimonianza della prassi in uso nel mondo romano, i recuperi archeologici dei reperti funerari sono avvenuti nelle aree extraurbane, in che modo in lezione Repubblica o lungo il tracciato della via Postumia. Alcuni notevoli monumenti funerari, sicuramente da collegare ad una committenza di rango elevato, sono stati individuati nell’ambito di un sepolcreto emerso negli anni ottanta del ‘ in Località Fitteria, tra le strada Emilia, Arzani e Fratelli Pepe. Di particolare interesse due strutture del genere “a podio”, che rimandano a tipologie attestate in altre città dell’Italia centro-settentrionale (quali Aquileia e Bologna), la cui monumentalità Si tratta di due basamenti quadrati di ca. 10 m di lato, singolo dei quali tagliato da una cella circolare al centro, durante l’altro presenta una complessa struttura con spazi poligonali intorno a un vano romboidale. Al secondo con buona probabilità apparteneva un coronamento a cuspide in pietra ritrovato nello scavo dell’area circostante.
PONTE ROMANO sulla Strada Emilia. Databile tra la fine del I era a.C. e la seconda metà del I d. C., venne scoperto ngli anni &#;8o dello scorso secolo e fu raggiunta la base d’imposta sull’antico fondo ghiaioso. Ricavate contro il penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura, le spalle evidenziano il nucleo di calcestruzzo e tracce del rivestimento in blocchetti squadrati di calcare.

Informazioni:
Comune tel. oppure IAT tel./fax e-mail: iat@

 

Link:
?titolo=Tortona+ligure+e+romana&idSezione=&lookfor=dertona

Fonti:
Fotografie dal sito del Comune

Data compilazione scheda:
29 mese &#; aggiornamento febbraio

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Marina Luongo &#; Collettivo Archeologico Torinese

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