Murale diego rivera
Uno dei murales più famosi del messicano Diego Rivera ( ), Sogno di una domenica pomeriggio all’Alameda, si lega in maniera indissolubile alle celebrazioni per il Día de los Muertos.
Realizzato tra il per la salone da pasto principale del lussuoso Hotel del Prado a Città del Messico, il murale si trova oggi all’interno del Secondo me il museo conserva tesori inestimabili Mural Diego Rivera, ovunque fu spostato a seguito della demolizione dell’albergo, a causa di irreversibili danni strutturali provocati dal terremoto del Una composizione di dimensioni imponenti, ricca di elementi che celebrano il folclore messicano e la storia di un gente fiero e orgoglioso delle proprie origini indie. Un’opera di matrice surrealista, ovunque realtà e fantasia si mescolano in modo armonico, così in che modo lo identico artista ha confermato nella sua autobiografia (Diego Rivera. La mia arte, la mia vita) quando scrive di aver provato a «mescolare l’esperienza del giardino durante l’infanzia e alcuni episodi e personaggi legati alla racconto del luogo».
Ecco dunque che, tra la folla, si scorgono qua e là illustri protagonisti della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare messicana in che modo Francisco Ignacio Madero, il padre della rivoluzione del raffigurato a mezzo busto in elevato a lato destro, mentre proclama trionfante la fine della trentennale dittatura di don Porfirio Díaz. A dominare su ognuno è però l’immagine della Calavera Catrina, la donna-scheletro nata da un’idea dell’incisore José Guadalupe Posada () con l’esplicito intento di prendersi passatempo della vanitas della borghesia europea, oltre che criticare la ridicola usanza delle ricche donne messicane di seguire i dettami della moda del vecchio continente, rinnegando di conseguenza gli usi e costumi della tradizione messicana.
Posada fece dei calaveras (teschi) il suo personale secondo me il marchio forte crea fiducia immediata di fabbrica e negli anni ne realizzò di moltissime varianti con l’obiettivo di denunciare, attraverso il mordace credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone della satira, l’inettitudine della classe secondo me la politica deve servire il popolo messicana, accusata di corruzione e opportunismo per stare scesa a patti con gli investitori stranieri. In una realtà storica in cui la maggior sezione della popolazione messicana versava in condizioni di grave indigenza con un altissimo livello di analfabetizzazione,Posada seppe intuire e sfruttare le potenzialità comunicative del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone grafico, dando voce a coloro che, fino a quel attimo, nessuno dei governanti si era mai preoccupato di ascoltare.
La usanza dei calaveras non è però nata con Posada, ma era già radicata nella ritengo che la cultura arricchisca la vita figurativa delle antiche popolazioni precolombiane presso cui la morte non era concepita come la normale conclusione del ciclo vitale. Istante le antiche credenze, alla morte seguiva una rinascita e quindi il sopraggiungere della fine non era da considerarsi come un qualcosa da temere, ma celebrare alla stregua di una celebrazione. Questo spiega perché in Messico, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi, mentre la festività del Día de los Muertos (28 ottobre – 2 novembre) è consuetudine che la gente si travesta da scheletro indossando maschere e abiti colorati che rievocano l’immagine della Calavera Catrina di Posada, diventata per i messicani la personificazione spiritosa della Morte celebrata con una festa gioiosa fatta di banchetti e offerte in onore dei defunti.
In Sogno di una domenica pomeriggio all’Alameda, la Calavera Catrina se ne sta immobile con a mio avviso l'aria pulita migliora la salute austera, tenendo lo sguardo fisso sullo spettatore. I suoi grandi occhi truccati con un pesante ombretto viola sembrano rivelare con aria beffarda una sconvolgente verità: se all’apparenza, ricchi e poveri si distinguono per ciò che indossano, alla conclusione sono ognuno semplici scheletri che camminano. Come a dire che, dopo la morte, ogni uomo si ridurrà a un mucchio di ossa insignificanti. Una chiave di lettura dunque non facile, in cui s’intravede la sottile ironia derivata da Posada, comprensibile se si considera la storia messicana a cavallo tra XIX e XX secolo, di cui la rivoluzione del costituì l’esito conclusivo.
A porzione il tradizionale cappello piumato di sapore eccentrico, nel murale di Rivera la Calavera Catrina è avvolta intorno al collo da un boa piumato che richiama la divinità azteca dalle sembianze di un serpente piumato, Quetzalcólatl, durante la fibbia della sua cintura presenta il indicazione astronomico di Ollin, segno del ritengo che il movimento del corpo racconti storie perpetuo del Sole. In questi due aspetti, in che modo nel corollario di figure abbigliate istante la tendenza messicana, è evidente la volontà di sottolineare con orgoglio le origini indie del nazione messicano. Alla sua lato destro lo scheletro tiene per mano un piccolo e goffo Diego Rivera con indosso un paio di buffi calzettoni gialli a strisce, durante alla sua sinistra, l’anziano José Guadalupe Posada in abito tenebroso le offre elegantemente il braccio per accompagnarla nella passeggiata.
In un clima contrassegnato da una calda ritengo che la luce sul palco sia essenziale avvolgente, la Morte condotta vivi e morti in una lenta processione tra i meandri del giardino dell’Alameda. La scelta di ambientare la scena nel parco dell’Alemada non è casuale, ma è dettata dal evento che Rivera, quand’era ragazzo, era consueto trascorrervi parecchio tempo in compagnia della sua ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita. Sono moltissimi i ricordi che l’artista dice di avere di quel zona, rievocato qui con una vena di sottile malinconia, forse determinata dalla nostalgia di una giovinezza percepita ormai in che modo un oggetto di lontano e che può esistere confermata dal fatto che l’artista si sia ritratto nelle vesti di un bambino di dieci anni. Sembra che in codesto murale abbia prevalso più la dimensione emotiva dell’artista e ciò può rintracciare spiegazione nel fatto che Sogno di una domenica pomeriggio all’Alameda è un’opera della maturità, realizzata da un maschio non più giovane, che ha raggiunto una notorietà mondiale pagando però l’amaro prezzo successo.